Emilia Salvioni   
Una scrittrice ritrovata

     

 

I libri di Emilia Salvioni 

UNA NARRATRICE DEL NOVECENTO

 

Emilia Salvioni pubblicò 21 romanzi per adulti, 14 per ragazzi, collaborò con moltissime case editrici, (Mondadori, Cappelli, SEI, SALES), e scrisse centinaia di interventi sui giornali: racconti brevi, elzeviri, commenti di respiro nazionale.

Il comitato scientifico e il Comune di Pieve di Soligo ha lavorato alla ristampa dei primi due titoli Angeliche colline e Lavorare per vivere che in questo momento sono gli unici libri di Emilia Salvioni in commercio.

L’obiettivo per il 2004 è la ristampa in autunno di un’altra opera.

 

     Angeliche colline” è la raccolta di articoli scritti in tempi diversi da Emilia Salvioni “La forma dell’articolo di giornale le si adatta perfettamente, e la colloca, a mio parere, fra i grandi cesellatori di elzeviri del Novecento maturo, come Emilio Cecchi, Manara Valgimigli, ConcettoMarchesi, o i veneti Guido Piovene e Giovanni Comisso. Una cultura così profonda da diventare natura si intreccia armoniosamente con gli eventi della vita, anche della più umile, con gli amati paesaggi, i ricordi o le istantanee di persone amate, i luoghi del cuore, con le loro antiche memorie e usanze. Il tutto condito da un’ironia affettuosa, da un sapido umorismo che non accetta passivamente niente, e si esercita sia sull’autrice sia su ciò che rappresenta: insomma, nostalgia sì, idiozia no. Perché amare il proprio passato non significa trasformarsi in ciechi lodatori del tempo passato, e descrivere costumi e ambienti del Veneto arcaico o della Bologna dell’inizio del secolo scorso non significa chiudere gli occhi di fronte all’utilità del progresso.” Così introduce questa raccolta Antonia Arslan

  Pubblicato nel 1941, "Lavorare per vivere" costituisce un momento importante nell’attività letteraria di Emilia Salvioni, perché contiene in sé alcuni dei temi più cari alla scrittrice e, insieme a Intanto Erminia…, Danaro, Romanzo di un’osteria e I nostri anni migliori, va annoverato fra le sue opere più significative.
Il romanzo è ambientato nell’immaginario paese di Pieve di Contigo, dietro al quale non è difficile scorgere un luogo molto amato dalla scrittrice, Pieve di Soligo, terra d’origine della madre, dove la famiglia Salvioni trascorreva ogni anno le vacanze estive.
Al centro della vicenda sono Angelica e Maddalena, le due «putele» Urban, ormai non più giovani e destinate a vivere nell’ombra, succubi del padre che, rimasto vedovo, trascina la sua vita tra l’alcol e le donne. Alla sua morte, le due sorelle vengono a conoscenza della disastrosa situazione economica familiare, fatta di debiti e ipoteche: decidono allora di provare a prendere il diploma o, come si diceva allora, la «patente» di maestre, mettendo a frutto l’istruzione e la cultura trasmesse loro dalla madre. L’impresa appare una follia agli occhi dei conoscenti e il consiglio unanime è quello di ritirarsi a vivere presso qualche parente facoltoso, dove «una scodella de risi» non sarebbe mai mancata per loro.

 

 

 

“Carlotta Varzì S.A.”

 

 
  Foto della copertina 

 

Carlotta Varzi S.A.

 di Antonia Arslan

 Questo romanzo appassionato, immerso in un’atmosfera profondamente drammatica, risalta nell’ampia produzione di Emilia Salvioni come un gioiello, un approdo della sua felice maturità di scrittrice.

E’ la storia inedita di una donna imprenditrice negli anni Trenta, in un paese di provincia, delineata con estrema precisione di dettagli e di ambientazioni. Viene descritto il suo successo come donna in carriera e il suo fallimento come donna amorosa: non tanto nel ruolo di moglie, perché Carlotta si sposa ed è affezionata al marito, che col suo amabile buonsenso appiana le asprezze del carattere di lei, e sarà molto addolorata dalla sua morte, ma come donna-amante, nel momento in cui una vera, passionale emozione dissolve le sue difese e la lascia, come una bambina spaurita, ad addentrarsi nel mondo oscuro dei sentimenti senza la guida del limpido raziocinio commerciale che le ha portato fortuna.

Per tutto il percorso del libro, Carlotta guida gli uomini che la circondano come una saggia matriarca, dispone e decide, e non ha dubbi nel valutare e nel provvedere; ma quando conosce il bel Giuliano, indolente seduttore quasi per caso, il percorso della sua vita le si illumina di una impietosa luce radente: sicché da un lato si rende conto lucidamente di essere di fronte a un fallimento personale totale, ma dall’altro si accorge che la sua stessa essenza di imprenditrice di successo la circonda di un alone di ambigua ma effettiva ammirazione maschile, di triviale forse, ma soffocante sensualità.

Così Carlotta perde la pace, si vede diversa, si vuole diversa: e per un momento crede talmente in questa sua scoperta del “diritto alla felicità” da inseguire l’innamorato (che fra l’altro, quando lei gli ha detto di amarlo, ha seccamente risposto: “Io no. Ma ho voglia di te, molta”!) nella grande città, per un’intera giornata di passione e di avvilimento, sentendosi insudiciata, ma determinata nella sua ricerca della soddisfazione amorosa. Sa benissimo che Giuliano è “fatuo e svagato”, e che la lascerà presto: ma intende prenderselo per un poco, con la stessa lucida testardaggine che le ha portato fortuna negli affari.

Ma quel giorno, a Milano, lui non c’è. E Carlotta, sconfitta, prende un treno di terza classe, si siede sulla panchetta di legno, riflette e rinuncia. Le pagine finali sono drammatiche e forti, piene di malinconia, ma anche di fredda ironia e di coraggio, sigillate dallo straordinario, straziante colloquio telefonico finale fra Carlotta e Giuliano.

 

 

 

“Angeliche colline”

 
Foto della copertina 

Musica, profumi, luci e colori. Con poesia, con un morbido e sapiente equilibrio, la sinora trascurata ma non più dimenticabile Emilia Salvioni racconta e si racconta, riflette e dialoga con noi.

Le sue pagine si colorano e si nutrono di sentimento, i paesaggi si scoprono, il valore di una quotidianità sana e caparbia lievita dai suoi racconti, avvolgendo e seducendo i nostri cuori. La campagna, la città, il focolare, il ritmo di una natura perenne e misteriosa si fondono e si fanno cultura e intimo abito mentale. I personaggi vivono nel delicato contrappunto che lo sguardo tipicamente fiammingo di Emilia sa cogliere e di lì, con ironia e passione – quanta passione! -, si sfumano in chiaroscuri lombardo-veneti e si arricchiscono di perle dal sapore emiliano.

Il talento di Emilia Salvioni è pittorico, è poetico, è musicale, è narrativo. È una lente magica al servizio di un’intelligenza libera e caparbia, discreta ma anticonvenzionale, propria di un’autrice tra le più valenti del nostro Novecento.

 

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“Lavorare per vivere”

 
Foto della copertina 

Opera tra le più significative di Emilia Salvioni, questo romanzo è un inno alla femminilità di fine Ottocento. Sono pagine ricche di sentimento e suggestione, in cui le due sorelle Urban rompono, come spesso accade coi personaggi di Elisa, la quotidianità imperitura del piccolo centro rurale. Alla consuetudine di maniera, al ritmo lento e cadenzato che nasconde dietro la facciata della solidarietà e della comprensione una realtà di soffocante controllo sociale e di ammorbante pettegolezzo, le protagoniste oppongono con tenacia una scelta. Una volontà che è di studio, che diviene poi lavoro. In una società costruita per l’uomo e subita dalle donne, le due sorelle impongono la propria visione, i propri progetti, la loro caparbia voglia di libertà di potersi gestire. Le accompagna lo sguardo attento e affettuoso della Salvioni, le segue la sua versatile e deliziosa ironia, le avvolgono le istantanee che vivificano sapientemente in poche righe personaggi strambi e gustosi.

Là dove la provincia veneta si fonde con la campagna, e i primi rumori della cittadina affondano nelle armonie ritmate dei campi, Emilia Salvioni ha saputo dare dignità, forza e maestosità alle paure, ai sentimenti, alle speranze di due piccole vite di paese in un grande, prezioso affresco poetico-letterario.

 

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